La varietà di esperienze umane tratteggiate dai testi è divenuto stimolo continuo di analisi, possibilità di mostrare senza veli alcuni lati della condizione umana in un concetto di morte che diviene sinonimo di trasformazione.
Nella scelta dei brani e nelle numerose chiavi interpretative e di costruzione dell’azione scenica vive la ricerca registica e linguistica di Paolo Biribò, in un percorso di approfondimento mutevole e suggestivo, capace di coinvolgere oltre agli attori il pubblico stesso, in una meccanismo simbiotico nel quale i ruoli sembrano confondersi fino a smarrire la linea di demarcazione tra chi effettivamente parla e agisce e chi invece ascolte, accoglie e diveine spettatore.
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